Il reflusso faringo-laringeo, da distinguere dal più noto reflusso gastro-esofageo, è un fenomeno in netto aumento, probabilmente in relazione alle notevoli variazioni nelle abitudini alimentari degli ultimi decenni. Circa il 60% dei pazienti che affluiscono nello studio otorinolaringoiatrico, ne soffrono in vario modo. Spesso il reflusso si realizza sotto forma di vapori o aerosol acidi ricchi di enzimi proteolitici dei succhi gastrici, che dallo stomaco risalgono verso il faringe e la laringe, talvolta raggiungendo il naso e provocando una sorta di ustione chimica delle mucose faringolaringee , orofaringee, nasali, e tracheali. Si tratta di una patologia che è sempre stata molto diffusa nella popolazione generale, ma non diagnosticata.
Di solito i pazienti si recano dallo specialista lamentando disturbi faringolaringei e /o faringo-laringo-tracheali (si sentono stringere la gola, hanno la sensazione di un corpo estraneo faringeo, hanno la frequente necessità di schiarire la gola, sentono la gola secca, devono ingoiare frequentemente la saliva, hanno un sollievo quando si alimentano o ingoiano una caramella, tosse persistente o stizzosa).
Un tempo tutta questa sintomatologia veniva etichettata come parestesie faringee e/o catarro laringo faringeo, e inclusa nell’ambito delle faringiti e/o faringolaringiti croniche. Attualmente la possibilità di osservare le strutture faringo-laringee attraverso l’uso sempre più diffuso della videofibrolaringoscopia consente allo specialista otorinolaringoiatra di fare diagnosi di questa malattia.